L’indicazione e la prescrizione di norme di comportamento non sono più sufficienti a mantenere in equilibrio i processi sociali. Uno dei motivi di crisi delle istituzioni in generale è che Eticità e Normatività sono ambiti sì correlati, ma separati, indipendenti o, in determinati casi, addirittura in conflitto. La norma infatti è concepita in senso causalistico: una data indicazione produce o dovrebbe produrre un comportamento conseguente. Ma tra la lettera della norma e l’effettiva socializzazione dei comportamenti si apre un vuoto. È per colmare questo vuoto che, negli ultimi decenni, le organizzazioni e gli enti si sono dotati di figure che si impegnano nel fornire un sapere e competenze non strettamente tecniche, ma soprattutto relazionali e sociali in senso ampio.
Di fronte alla medicalizzazione delle disfunzionalità soggettive oppure al ricorso eccessivo alla normatività o al ricorso indiscriminato dell’idea di performance, La Consulenza filosofica propone la pratica dialogico-cooperativa, al cui centro si trova la cura dei processi relazionali ed allo stesso tempo del singolo.

Alle Organizzazioni

TEMPO

Il tempo è la prima parola chiave della filosofia pratica.
La pratica filosofica istituisce il valore della pausa e della sospensione temporale quale momento di distanziamento dalle procedure e dalle operazioni che tendono a saturare e ad esaurire tutte le attività e le energie legate a determinate mansioni od occupazioni.
Abitare questa distanza è funzione di un pensiero che si inserisce nelle pratiche di lavoro correnti, permettendo di trasformare la procedura in processo. La pausa riflessiva e discorsiva è il primo, ma essenziale passo per ricostituire il senso delle pratiche di lavoro ove sia venuto a mancare.

Sottrarre tempo agli automatismi del fare incrementa la produttività, ma soprattutto dona senso alla vita.

Alle Organizzazioni

CURA

La cura è la seconda parola chiave; essa è innanzitutto prestare attenzione per gli stili e i modi del pensiero e del discorso. È scoperta delle visioni del mondo che ci determinano a nostra insaputa e da cui siamo agiti nella vita.
Essa non è qualcosa di metodico, né una tecnica che ci porta necessariamente da a a b, secondo un modello antropologico di tipo causale, ma è l’impegno che filosofo e cliente prendono reciprocamente per andare a fondo di alcune questioni, tentando di pensare in modo adeguato ciò che fino a quel momento è rimasto celato sotto le ovvie e quotidiane retoriche discorsive.
La filosofia pratica si prende cura e chiarifica questo sedimento che costituisce la nostra identità e che ci orienta nelle nostre scelte.
Prendersi cura di sé assume dunque una dimensione intersoggettiva che si fa tutt’uno con la cura dell’altro.

Un gruppo di lavoro che si prende cura di sé genera fiducia

Alle Organizzazioni

Formazione del personale e mission

Le organizzazioni orientano sempre più alla cultura del servizio, al suo centro si trova il destinatario della mission (il cliente, il cittadino ecc.) La loro eticità si misura quindi sulla concreta capacità di venire incontro a dei bisogni reali.
Le organizzazioni però non devono soltanto erogare dei servizi, ma sono, al loro interno, degli organismi la cui linfa è costituita dalle relazioni tra uomini. Essi esprimono e sono portatori di bisogni ed aspirazioni.
I bisogni “interni” e quelli “esterni” sono interdipendenti.
Questo concetto di interdipendenza è la base della trasparenza.
La qualità di un servizio non è determinato semplicemente dalla soddisfazione di una richiesta, ma soprattutto dal modo e dal processo in cui quella richiesta viene presa in carico e soddisfatta. Non è possibile sviluppare il senso di responsabilità sul lavoro senza un’attenzione metodica alla trasmissione delle informazioni e ai processi decisionali e consultativi.
La qualità della vita sul posto di lavoro incide profondamente sulla possibilità di espressione delle potenzialità delle risorse. I fattori di stress producono inevitabilmente abbassamento delle capacità di comprensione intellettiva ed emotiva.
Per questi motivi la nuova frontiera della formazione sta orientandosi verso una formazione continua centrata allo stesso tempo sui soggetti e sulle organizzazioni, alla ricerca di una maggiore integrazione fra formazione e lavoro quotidiano . Una formazione concepita in questo modo diviene una pratica immanente situandosi nel cuore stesso dei processi relazionali e di lavoro.

Agire in modo inclusivo è il primo valore, anche economico, di un’organizzazione

Metodologie di intervento

Esplorazione potenzialità e criticità
Prima di iniziare il vero e proprio lavoro di consulenza è necessario compiere un’azione esplorativa ed un’analisi quanto più precisa possibile dell’ambito in cui è richiesto l’intervento. Questa prima fase, condotta attraverso questionari e colloqui attiva già delle energie di trasformazione.

Pratiche riflessive
Dalle potenzialità e dalle criticità emerse dalla prima fase inizia l’esplorazione di concetti e idee:
Dialogo socratico: Un concetto o una idea particolarmente pregni di significato vengono esplorati nei loro significati, articolazioni e definizioni.
Colloquio narrativo-esistenziale: I contenuti emersi nel Dialogo socratico vengono calati in concrete esperienze, che, condivise, generano maggior senso di partecipazione e aprono la strada a nuove modalità di collaborazione professionale.
Stesura di un Codice Etico del gruppo di lavoro. Il documento espliciterà un’area di valori comuni e condivisi che il gruppo stesso avrà ricercato, individuato e articolato con il sostegno del filosofo.
A seconda delle situazioni questa fase conclusiva può essere preceduta da altri interventi intermedi, quali il colloquio privato, la compilazioni di testi a tema utili per focalizzare quanto si sta ricercando.

Teoria e pratica della decisione
Analisi ed eventuale miglioramento e correzione dei processi messi in atto per prendere decisioni in un’area di lavoro.
Prevede l’articolazione e l’individuazione precisa dei momenti consultativi e deliberativi, precisando e valorizzando competenze e ruoli delle risorse in gioco.

Strumenti di supporto
La Consulenza filosofica si avvale di attività e strumenti a supporto di quanto sommariamente descritto sopra: materiali multimediali, testi letterari o filosofici, scrittura, pittura, altri strumenti.

La trasparenza e la qualità della comunicazione e del processo di decisione sono direttamente proporzionali alla costruzione della fiducia reciproca e della responsabilità.

Obiettivi

1) Aprire uno spazio di riflessività, senza il quale ogni processo sociale rischia di rimanere schiacciato in una cieca operatività, fonte di frustrazioni e disfunzioni. Il primo gesto filosofico di cui ognuno è potenzialmente portatore è costituito da un distanziamento dalla riproduzione cieca della vita. Questo distanziamento non è astrazione, ma possibilità di trasformazione della vita irriflessa in esistenza che si dispiega in un orizzonte di senso.
2) Esercitare un pensiero argomentativo e strutturato in grado di aprire momenti dialettici produttivi.
3) Esercitare un pensiero creativo, mobile ed empatico, adeguato ai contesti.
4) Costruire, ricostruire o migliorare un tessuto di relazioni umane e professionali.
5) Prevenire e curare lo stress da lavoro correlato.
6) Prevenire e incidere nelle situazioni di mobbing ed esclusione dagli spazi di lavoro e dai contesti.
7) Allargare l’orizzonte di senso della soggettività in modo che essa comprenda sfere di vita sempre più ampie, a partire dai collaboratori, i colleghi fino ai cittadini destinatari e finanziatori dei servizi.
8) Consolidare nell’esercizio e monitorare attraverso feed back gli effetti delle pratiche.

Conclusioni

Di fronte alle ricorrenti, e ormai “naturali”, condizioni di malessere e di crisi che affliggono le organizzazioni, le istituzioni e in generale tutta la nostra vita sociale, è necessario ripensare a fondo i nostri modelli e i nostri stili di vita.
Zygmut Baumann parla di società liquida per indicare un’instabilità e una trasformazione e ridefinizione incessante dei valori fondanti le società occidentali a stile capitalistico.
Serge Latouche ha introdotto la felice formula della decrescita per poter immaginare modelli economici e sociali meno autodistruttivi di quello attuale.
La filosofia post-moderna ed il pensiero debole hanno creato i linguaggi, i concetti e le idee delle nostre società ipersecolarizzate e devalorizzate.
La Consulenza filosofica rivolta al mondo del lavoro, raccoglie, all’interno del suo proprio ambito d’azione, queste istanze per portarle nel cuore delle pratiche.
Questo ha prodotto, negli ultimi decenni, nuovi ed inaspettati incroci semantici. Alla realtà dell’organizzazione oggi viene sempre più spesso affiancata l’idea di anima (Leadership riflessive, Vitullo 2006); la figura del leader non decide ma sintetizza le spinte dall’alto e dal basso in un processo decisionale condiviso (Leadership e obiettivi flessibili, Mascheretti e Pflaeging 2010). In virtù e a causa di questi fenomeni appare sempre più evidente la necessità di rimodulare e riattualizzare il tema del governo e dell’autogoverno così come esemplificato mirabilmente dall’Alcibiade platonico. Strutture organizzative e autogoverno sono interdipendenti e necessari l’una all’altra (Lievegoed 1970) tanto che la pratica di “esercizi spirituali” stanno facendo il loro ingresso nelle organizzazioni.
La filosofia che assume l’aspetto della Consulenza filosofica e delle pratiche filosofiche è senza dubbio uno di questi esercizi.
Lo stato di benessere psicofisico della persona non è un aspetto accessorio del lavoro, con cui il singolo deve confrontarsi privatamente, ma è un compito e forse la mission per eccellenza interna ad ogni organizzazione che voglia agire eticamente nei confronti dei suoi lavoratori per cui Etica e Produttività mostrano sempre maggiormente la loro interdipendenza.

Mobbing, stress da lavoro correlato, oppure la condizione di burnout, per citare solo i fenomeni emergenziali, non sono debolezze del singolo, ma il risultato di contesti in cui sul senso ha prevalso la logica della performance e della lotta per la sopravvivenza.
Ma il lavoro non è né una performance né l’espiazione di un peccato, ma ciò che tiene la persona legata al senso dello stare al mondo e ciò si realizza nella misura in cui lavorare ha a che fare con l’espressione libera delle proprie capacità e col gioco. Per i Greci il “fare” acquisiva lo statuto di “prassi” solo quando era accompagnato dai discorsi.

Creare nuovi linguaggi significa immaginare e trasformare lentamente la realtà, a partire da piccoli, flessibili e concreti obiettivi.
La Consulenza filosofica è uno degli strumenti possibili per l’elaborazione partecipata di nuovi linguaggi, consapevole che, nel bene e nel male, le cose prendono esistenza dal momento in cui sono dette e vengono narrate.