autaut365Dopo un fascicolo monografico dedicato alla problematizzazione dell’insegnamento scolastico, […] Aut Aut mette ora a tema la condizione del lavoro intellettuale in epoca neoliberale. In questo campo, le categorie socio-politiche che organizzano gli spazi e i tempi delle professioni saltano, rendendo estremamente complessa l’impresa di mettere ordine tra figure del lavoro he proliferano, si ibridano e molto spesso si incorporano in una o più persone contemporaneamente.
La condizione del lavoro intellettuale emerge come stretta fra il desiderio di indipendenza e di cooperazione, di un buon lavoro e di una buona vita, da una parte, e il ricatto esistenziale, la sussunzione reale della vita imposti dall’appartenenza a un eterno esercito industriale di riserva, dall’altra. Abbiamo pensato di definire questa figura complessa e contraddittoria con l’espressione “intellettuale di se stesso”, che segnala la penetrazione della forma di vita neoliberale dell’”imprenditore di se stesso” nell’ambito del lavoro intellettuale, ma marca anche uno scarto rispetto alla figura che ci ha lasciato in eredità il ‘900…
[Dalla Premessa dei curatori Nicoli e Gentili].

 

SILVESTRI

Nel 2015 Marina Silvestri ha pubblicato La notte si avvicina, una serie di riflessioni su una parola, quella del racconto e della fiaba, che va scomparendo. Invitato a partecipare all’operazione ho scritto un testo dal titolo Il segno e la voce che inizia così

La voce è una di quelle cose, una funzione organica, di cui tutti noi, a meno che non soffriamo di una qualche menomazione, disponiamo.

Io posso emettere dei suoni, posso parlare ed esprimermi con un certo linguaggio che qualcun altro, probabilmente, capirà. Effettivamente esercitare queste facoltà presuppone la fiducia che ci sia qualcuno fuori di me che sarà in grado di decifrare i messaggi che gli invio. Fin qui tutto bene. Tutto bene veramente? Devo dire che questo modo di affrontare la cosa ha un vago sapore “informatico”, uno stile un po’ da telecomunicazioni! C’è un emittente e c’è un ricevente, c’è un messaggio e un codice per la transcodifica (interpretazione) e c’è un mezzo che permette la trasmissione del messaggio, cioè l’etere o l’aria, o l’acqua o qualcosa d’altro ancora.

Partire da qui ha un che di comico, anche se ha il vantaggio di descrivere, anche con una certa precisione “scientifica” tutto ciò che la voce non è! Qui il testo

 

autaut365Coetzee e De Bruyckere alla Biennale di Venezia 2013

Nell’estate del 2013 ho visitato la Biennale di Venezia. Il tema era Il palazzo enciclopedico e uno dei primi padiglioni, appena varcato il cancello dei Giardini, era quello belga. All’interno, una grande installazione dal titolo Krippelwood di Berlinde De Bruyckere. Prima di poter accedere alla grande sala illuminata da una tenue luce grigiastra il visitatore doveva attraversare uno stretto e corto corridoio drappeggiato di nero, dove si potevano leggere, su un foglio formato A4, senza alcuna pretesa grafica poche righe a firma di J. M. Coetzee, dal titlo Kreupelhout. Qui il testo